venerdì 29 gennaio 2016

Il respiro del Loto

Oh Lu! Che piacere rivederti! Sono passati 1132 giorni dal tuo ultimo allenamento.

La voce robotica è quella della pedana della Wii, nella quale, per la cronaca, s'erano ossidate le stilo. L'ultima volta che c'ho poggiato i piedi sopra è stato nell'ottobre del 2012 e da allora ho messo su peso. Tanto peso. Troppo. Il mio lassismo, insomma, ha avuto pessime ripercussioni sulla mia linea ma non è stata tutta colpa mia. Se l'insulinoresistenza si chiama pure sindorme metabolica ci sarà un motivo, no?

Ieri ho messo il dolcificante nel caffè scoprendo, con immensa sopresa e altrettanto sollievo, che non è lu demogno ncazzato, anzi. Il retrogusto amarognolo mi piace ma ai biscotti Misura, ecco, non ci si abitua facilmente.

Nel frattempo anche l'atteso cagotto è arrivato. Ieri, nello specifico, dopo il terzo download al cesso ho avuto una crisi mistica e sono stata fortemente tentanta di chiamare Sboccaccio e mandarlo a cagare, così come stavo facendo io.

In ogni caso 20 giorni di metformina e qualche accorgimento dietetico mi hanno dato il coraggio di vestirmi di giallo, colore in voga a quanto pare, visto che stamattina a piazza San Silverstro c'era questa roba qua:


Golden Lotus è l'installazione dell'artista Choi Jeong-hwa, ha lasciato il MAXXI per farsi ammirare da turisti e romani nel centro della città. Fa parte della serie dei Breathing Flowers, i suoi petali dorati, che coprono 10 metri di diametro, si gonfiano e sgonfiano, aprono e chiudono, simulando il respiro.

Roma stupisce, sempre. Come un amante devoto. E se ieri una nebbia fitta ingrigiva le sue bellezze, oggi il sole di un inverno che è tornato in breve tempo ad essere mite e i fiori nel suo cuore l'hanno resa bella, lussureggiante, inarrivabile. Come un sogno. Come il mio, che un fiore di loto lo vorrei in pancia.

martedì 26 gennaio 2016

The Squiddi's effect

Ormai rassegnata alla triste evidenza di non aver, nemmeno quest'anno, ricevuto in dono da Babbo Natale l'apparato riproduttivo della Hunziker, tantomeno il suo metabolismo, sto continuando a seguire la dieta a basso contenuto di zuccheri, gusto e soddisfazione.

Magra consolazione, il lieve calo di appetito, unico, per ora, effetto collaterale della metformina, insieme a qualche trascurabile fastidio intestinale.

Ad essere onesta, non so se il fatto che io non mi avventi più sul cibo con la voracità con cui mi avventerei sul Robert Redford di Come Eravamo sia una reale controindicazione del Glucophase o, semplicemente, una conseguenza della mancata predisposizione delle mie ghiandole salivari ad eccitarsi di fronte al colore verde, unico pigmento concesso agli alimenti che posso ingurgitare senza limiti di sorta, fatto sta che la mini porzione settimanale di pasta manco m'annava.

Mangio per tenermi in piedi ed evitare che le montagne russe insulinemiche mi tarlino le ovaie più di quanto non abbiano già fatto.

Scoprire l'insulinoresistenza dopo tre anni, un'operazione e 5 stimolazioni più o meno invadenti su rapporti mirati tristi e perlopiù forzati, un po' avvilisce. Soprattutto quando di martedì avanzi già 6 ore di sonno e il ciclo si trascina via quelle poche energie che avevi deciso di canalizzare e razionare con criterio.

Per esempio, in preda ai consueti deliri di onnipotenza della domenica sera, quelli generati dai sensi di colpa per i bagordi del fine settimana, avevo deciso di riprendere l'allenamento aerobico con il programma Wii fit. Poi ho scoperto che Penelope, famelica pure lei, s'è mangiucchiata il cavo. Il tempo impiegato da Amazon per farmene recapitare uno nuovo e già la motivazione iniziale è vergognosamente scemata.

Intanto sul mio conto manca ancora lo stipendio di dicembre. Di per se questa non sarebbe una gran novità se non fosse che stavolta non c'è ancora traccia nemmeno della busta paga.

Sono preoccupata, molto stanca e molto verde.

Di questo passo diventerò magrissima, nasissima e verdissima come Squiddi.




giovedì 21 gennaio 2016

Tra parentesi

Ieri non ho fatto pipì per 11 ore di seguito (e non è manco il mio record personale).

E' successo che nei 10 minuti precedenti l'orario di uscita, di solito dedicati al check vescica - lavaggio mani - vestizione prima della consueta traversata di Roma (che non è stata costruita in un giorno, e se vede!) ho ricevuto 4 chiamate, evaso altrettante richieste, inviato 2 mail puntigliose e fatto in modo, almeno spero, che le mine vaganti non esplodano in mano ai miei colleghi stamane.

Sono uscita in vergognoso ritardo e ho agganciato un vagone metro carico d'umanità.

C'era questa ragazza bionda (non che abbia niente contro le bionde, ma questa era tinta ed io volevo solo chiederle: perché? perché?! perché!) che stava raccontando al suo compagno (amico? friendzonato? non saprei) di una sua esperienza culinaria in quel di Parigi.

...cioè sto coso (ho poi scoperto si trattava di un croissant) m'aveva tipo... cosato la bocca (cos...ato?) 'nfatti penso che se pure mangiavo (che la consecutio temporum riposi in pace, amen) che ne so...boh... tipo... (tlin, tlin, tlin...) tipo... (coraggio ragazza, tempus fugit!) la senape (la senape!? e come la magni di solito? col cucchiaio?) non sentivo niente (succede anche voi, del resto, quando c'avete la bocca cosata, no?)

Ho parlato coi miei colleghi della mia insulinoresistenza (sì, volevo fare la vittima ma non penso meriti di essere giudicata per questo) ed essendo essi persone assai mature, mi perculano incessantemente, soprattutto da quando hanno saputo che ero solita mettere la Nutella sui crackers e sui biscotti Grancereale (abbiate pazienza, dovevo pur trovargli un senso), lo zucchero sull'ananas e sull'arancio tagliato a fette e che ho provato, traendone grande soddisfazione, le popcorn ricoperte di cioccolato Milka (poi ho deciso che 50 centesimi per 10 popcorn manco Alì Babbà, i 40 ladroni e le accise sulla benzina, quindi ho smesso).

Ho fame. Sempre. Parlo di cibo, cerco cibo, voglio cibo, anelo amplessi di Carbonara ma mi costringo a castigati, amorevoli sguardi coi biscotti Misura senza zuccheri aggiunti. Il mio animo masochista mi costringe davanti ai video di Benedetta Parodi, ho trovato persino interessante una zuppa di lenticchie abbinata a polpettine di salsiccia e Brie.

Poi passa. Combatto le voglie con la meditazione. Chiudo gli occhi, inspiro, espiro, mi rilasso, penso al mare (e agli spaghetti co' le vongole, checazz!).

mercoledì 20 gennaio 2016

Winter came

L'inverno, quello vero, è ordunque giunto. A sentirne la mancanza solo l'amico G. che, dall'alto del suo erudito punto di vista sul cambiamento climatico e sulle sue conseguenze, ha rimproverato senza remore me e la Sister G., colpevoli d'aver rimpianto l'inconsueto tepore delle scorse settimane intente, come eravamo, a riacquisire l'uso degli arti e del linguaggio complesso dopo aver grattacheccato via il ghiacco dal parabrezza e dal lunotto posteriore della macchina con uno strumento tristemente noto a chi, come noi, è costretto a ripetere compulsivamente la suddetta azione tutte le mattine e tutte le sere, durante la stagione rigida.

L'alternanza caldo - freddo ci tutela da eventi estremi - ha detto G. - preferivate forse gli uragani?!

Gli abbiamo rivolto un'occhiata pressappoco così:



Colta da improvvisa consapevolezza di possedere un unico piumino (e di doverlo lavare) ho deciso di approfittare dell'ultimo scampolo di saldi invernali e in una Zara sovraffollata ma sempre bellissima ho acquistato un giaccone color cagotto, stretto sulle spalle, decisamente troppo largo in vita ma con un maxi cappuccio con inserto in simil pelliccia, ideale per le piogge e, soprattutto, per la gnagnarella, termine comunemente usato in quel di Roma per indicare il fastidioso, insidioso pulviscolo atmosferico responsabile di reumatisti, bronchiti, dei più comuni ma altrettanto odiosi raffreddori e del relativo corredo di Santi inopportunamente nominati invano.

L'USI, che a breve verrà spedito in una piccola, adorabile ma freddissima località del sud Italia, m'ha redarguito per la spesa giudicata superflua, una sorta di semplice affermazione di vanità femminea. 

In fondo - ha sentenziato - avevi anche un altro cappotto.

Ho in seguito maturato motivato sospetto che la lamentela fosse, più che altro, uno strumento atto a vanificare ogni mio futuro tentativo di rompergli il gazz quando, a giorni, deciderà di acquistare un altro quello sì assolutamente superfluo paio di scarponi invernali, due pile e qualche antiestetica maglia della salute che lo aiuterà a combattere il gelo in quelle lande bellissime e desolate.

Non ho ancora fatto programmi su come e quando raggiungerlo. Mi esalta, al solito, la prospettiva di un nuovo viaggio, seppur breve e modesto. Non mi impensierisce, al solito, l'idea di restare sola e tenere le fila della nostra vita in completa autonomia per un mese e mezzo. Ma preferirei fosse al mio fianco quando il capo delle passere deciderà il nostro destino, ovvero il se, il come e il quando iniziare, finalmente (finalmente?) il percorso procreazione con l'aiuto del pubblico.

La accendiamo?

Mica per niente eh, si congela qui!

venerdì 15 gennaio 2016

Ghiaccio bollente

Cronache di un caldo inverno romano: uno studio antropologico sulle conseguenze a corto raggio del surriscaldamento globale.

Capetta, ancora non ascesa, come invece ho fatto io, all'olimpo di lustrini e paillettes, ha ricevuto in regalo da sua madre una maxi shopping bag con la sagoma cartoonata di un omaccione in canotta, tatuato, roscio, barbuto e con e gli occhiali da hipster.

dovrei cambiarla?

no, sei così sobria nel vestire che quest'esplosione di colori sdrammatizza

ma... non so... quest'uomo in canotta... 

metà intellettuale metà chef Rubio

il sogno proibito della casalinga italica

veicola un messaggio ambiguo?

a limite provocatorio

io comunque non la cambierei, è un valido argomento di conversazione

al parco con mia figlia sarò additata come "la donna con la borsa di dubbio gusto"

figa comunque, tua madre

Collega Enne ha invece portato agli estremi un comportamento altrimenti ordinario: rompere i legami con un uomo che, nonostante eserciti con profitto la professione di psicologo, si allena con dovizia in estenuanti e avvilenti tira e molla tardo adolescenziali.

ho cancellato il suo numero

perché?

volevo darmi un tono

e sei soddisfatta?

no, ieri avevo voglia di rivederlo, così gli ho scritto usando l'unico canale ancora disponibile. YouTube. Ho commentato un suo video, postato mesi fa

ti ha risposto?

non accede a YouTube da settimane

potresti andare sotto casa sua e attaccarti al citofono

o al cazzo

non letteralmente, eh

non è da stalker?

certo

potrei fingere a me stessa di aver sbagliato fermata del tram

comunque noi ora lo sappiamo, non dovevi dirlo

io vado, stasera. Sì, stasera.

sei proprio sicura?

ho il capello giusto

Infine ci sono io, profondamente delusa da quella letteratura scientifica di cui spesso parlo e che altrettanto spesso si rivela millantatrice, spacciando illusioni a buon mercato sul banco della mia ingenuità di ragazza de paese.

ho letto che l'insulinoresistenza è altresì nota come sindrome metabolica, perché rallenta il metabolismo, quindi ora io dovrei dimagrire

sei già magrissima

c'ho la panza morbida. Non dovrei più avere la panza morbida

dovresti pure smetterla di credere alle stronzate

fai gli addominali

non posso

e perché?

il dottor Oz ha detto che sono controproducenti

appunto

martedì 12 gennaio 2016

Astinenza e loisir

Sto seguendo una dieta a basso contenuto di zuccheri.

Procede bene.

Faccio cose, vedo gente, spacco tutto.

Riviste pseudoscientifiche di dubbia autorevolezza usano spesso affrontare il tema della dipendenza da dolciumi, bevande e cibo spazzatura.

E' tutto vero, sudditi. Tutto.

Perché se quella che ho avuto oggi di ritorno dal lavoro non è stata una vera e propria crisi di astinenza beh, poco c'è mancato.

Sono stata abbastanza forte da resistere, impavida e determinata. Nonostante in dispensa il kilo di Nutella reclamasse a gran voce le mie attenzioni non ho ceduto al suo dolce, dolcissimo, zuccherosissimo richiamo e questa, credetemi, sarebbe una prova sufficiente perché il fato, Dio, il Mago di Oz o chiunque giochi a dadi coi nostri destini si decidesse a mandarmi mio figlio.

Ma molte altre sfide, lo so, mi attendono.

Tipo lo zucchero di canna nel caffè.

Perché lo zucchero di canna fa schifo. Sebbene, vi sento, siate in molti a sostenere il contrario.

Col nobile fine di soddisfare la nostra fame di coccole in assenza di uomini (lei) e di saccarosio (io) con la Sister O. ci siamo concesse un bagno di bellezza. Ovvero lei s'è fatta massaggiare la faccia, io mi sono fatta la ceretta. Che a ben pensarci non è poi 'sta gran coccola ma, vi assicuro, l'eucalipto lì dove non batte il sole regala fresche e piacevoli sensazioni.

La Sister G. ha commentato la notizia con un me fate paura ma forse era in preda agli effetti allucinogeni di un OKI scaduto nel 2014, preso erroneamente per placare i dolori mestruali.

Col nuovo contratto faccio meno ore per lo stesso, spero, stipendio. Un bel regalo da parte dell'azienda, nulla da obiettare. Ma ho troppo tempo libero e dentro ci metto tutto quello che trovo, alla rinfusa, senza criterio, organizzazione o priorità.

Tipo che ieri ho ripassato i causativi inglesi, fatto sport, spolverato, cucinato il pollo coi peroni e visto un pezzo di documentario su Roma. Sono crollata alle 10.07 pensando che due ore in più al giorno non possono trasformarsi in un massacro.

La verità è che non voglio avere tempo libero, perché come disse nonsochi l'unico modo per non deprimersi è non avere sufficiente tempo libero per chiedersi se si è davvero felici.

venerdì 8 gennaio 2016

La fatina Metformina

Ha detto: lo vedi che alla fine qualcosa abbiamo trovato. E l'ha fatto malcelando una certa soddisfazione.

Nessuno prima di lui aveva osato pensarci all'insulinoresistenza. Perché se le ovaie sono tonde tonde come un clementino e c'hai pure la fortuna di un utero bellissimo allora perché dovresti ovulare male?

Sessanta percento. Di tanto si innalza la possibilità di restare incinta naturalmente e di tanto si abbassa la possibilità di aborto spontaneo con una terapia adeguata, coadiuvata da un'alimentazione a zero zuccheri e uno stile di vita sano.

A me pare tanto il sessanta percento, non so a voi.

Il problema delle tube, se esiste ancora, resta. Ovviamente. Ma prima di affrontare una FIVET è imperativo categorico abbassare i valori della curva insulinemica, che per inciso con la curva glicemica non c'azzecca una fava tritata, per garantire un'ovulazione buona, completa, sana, prospera. Un'ovulazione che con buona probabilità io non ho mai avuto, nonostante non abbia l'ovaio policistico, nonostante il muco abbondante nei giorni fertili, nonostante il numero elevato di follicoli e le ovaie ciovani.

Metformina. Così si chiama il principio attivo in grado di riequilibrare lo sconquasso insulinemico. Due volte al dì, dopo colazione e dopo cena. Una controindicazione: cagotto. Che per una stitica, capirete, non è poi 'sto dramma shakespiriano.  

Otto settimane di chimica e dieta e poi si ripassa al setaccio il sangue.

Il 9 marzo, salvo imprevisti, l'ennesima visita e la pianificazione (speriamo) finale.

Non ho mai avuto dubbi riguardo le lungaggini di questo percorso ma non posso fare a meno di pensare che per quella data sarà passato un anno esatto dalla laparoscopia. Nel frattempo sono rimaste incinte pure quelle del '93. Ma vabbè.

A ciascuno il suo e a qualcuno un vaffanculo.

La sister G., wannabe medico, s'è detta assolutamente in disaccordo con la decisione del guru delle cacciatrici di pennute dal becco giallo, tra le altre cose a capo della clinica più esclusiva di Roma. Non so dall'alto di quale esperienza, ne di quale pulpito. Forse dimentica della cantonata già presa in occasione della mia operazione quando mi consigliò, con la stessa saccenza di chi  la passera oltre che tra le gambe l'ha vista solo sui libri, di pensarci bene prima di affrontare un'operazione solo esplorativa che invece, guarda un po', scoprì due tube intasate come la Togliatti alle otto del mattino.

L'impermeabile l'ho tirato già fuori, insomma. E proprio per evitare lei.

Questi, in sostanza, gli insegnamenti di questo giorno:
  • non dare nulla per scontato
  • cose che appaiono simili possono essere in realtà diversissime
  • la metformina non è una fata. E fa cagare
  • fatte li cazzi tua. Perché anche chi parla pensando di fare il tuo bene può sommergerti di inutili e controproducenti cazzate.

lunedì 4 gennaio 2016

L'impermeabile

Come tradizione impone pagherò lo scotto di questo rientro traumatico almeno fino alla fine della settimana corrente. L'insonnia ha giocato il solito tiro mancino e lo scombussolamento ovarico ha completato il quadro regredendomi allo status di ipocondriaca lagnosa e bisognosa di attenzioni, convinta di aver contratto un intero ceppo di malattie potenzialmente mortali e che l'USI, lamentando un dolore alla spalla da qualche tempo, sia condannato allo stesso nefasto destino: la tomba.

Insomma siamo al solito: moriremo tutti!. E non è divertente pegnente.

Nonostante il suddetto stato psicofisico stamattina ho zittito la sveglia al sesto o settimo rintocco, sono riuscita a rendermi presentabile e ad agganciare, sotto una pioggia scrosciante e con qualche maledizione, il bus delle sette meno dieci.

Abbiamo passato il capodanno nel locale dell'amico libanese. Tra una portata e l'altra la Sister O. s'è fatta scappare qualche bicchere di troppo. Una volta diventava promiscua, ora emotiva. Così s'è messa a piangere sulle note di Io vagabondo perchè la canzone le ricordava l'amico G. (la sister col pisello) illustre assente della serata e reo confesso di essere preda dei fantasmi del passato e di insicurezze esistenziali che lo spingono un giorno a prometterle amore eterno, l'altro a visualizzare e non rispodnere su uazzap.

Prima e dopo la mezzanotte ho ricevuto notizia di due gravidanze, entrambe molto ambite. Sono solita rallegrarmi quando qualche ricercatrice incallita riesce finalmente ad agganciare per le piume la cicogna, stavolta ammetto con rammarico che non è andata così. Sono solo riuscita a pensare resto l'unica stronza con la panza vuota e la cosa, I know, non mi rende onore.

In ogni caso ho dismesso la corazza. Troppo pesante e pure un po' demodè. Quel che mi serve è un impermeabile che mi faccia scivolare addosso pensieri negativi, senso di inadeguatezza, invidie. Magari funzionerà pure meglio, non ci sarà bisogno di accusare i colpi almeno fino a quando qualche goccia si intrufolerà in una falla, raggelandomi.