lunedì 12 ottobre 2015

Riti purificatori

Il tailleur di Mango e la blusa color champagne mi rendono austera e professionale, ritratto di efficienzta teteska mescolata a stakanovismo russo. Ma vorrei solo passeggiare sotto il sole tiepido e il cielo terso di Roma, magari in jeans. Oppure andare al mare, affondare i piedi nella sabbia fresca e umidiccia e meditare intorno al mondo e alla teoria del caos.

Non pensare a un cazzo, in sostanza.

Succede che un giorno ti svegli Miranda Priestley e quello dopo la prospettiva di nutrirti di brodo di pollo e vivin C ti sembra un buon compromesso per non andare a lavoro e restare sotto il piumone, sollazzata dal dio della nullafacìenza. E da Real Time.

Il week end dura solo poche ore per chi, come noi, si vede costretto a concentrare in due giorni scarsi quelle piccole, insidiose incombenze quotidiane che, per ragioni di tempo, non trovano spazio nei giorni feriali. Così il lunedì volteggia rapace sui nostri corpi dormienti appesantendo l'aria con l'alito nefasto dell'incompiuto e della sua inevitabile conseguenza: la frustrazione.

Sfido Leopardi a descrivere meglio quest'insofferenza malcelata, quest'apatia, questo rifiuto delle realtà e pure 'sta cazzo de cecagna.

Sforzarsi di iniziare bene a poco serve. Stamattina, per esempio, ho abusato del mio corpo, introrpidito dall'uso sconsiderato di carboidrati, grassi saturi e olio di palma, costringendolo a 15 minuti di cyclette, 50 squat, qualche sessione di addominali, stretching. Il tutto dopo un'abbondante colazione che prevedeva caffè ma NON nutella e mezzo litro d'acqua liscia mandata giù a forza, in preda a deliri purificatori che manco all'Opus Dei.

Sul bus, non paga, ho dato seguito alle mie virtuose intenzioni regalando un bagno di salute anche al mio cervello. Mi sono immersa, per la prima volta dopo lungo digiuno, in un libro vecchio, con le pagine e la copertina ingiallita ma il contenuto che, sempre uguale a se stesso, disegna scenari intricati in epoche lontante e luoghi sconosciuti. Il nome della Rosa, di Umberto Eco.

Nonostante il salubre ciclo mattutino che, in ogni caso, ho intenzione di ripetere, mi rode il culo. La mia capacità comunicativa è ridotta, resa complessa dalla lingua impastata, dai riflessi rallentati e da un discreto livello di sociopatia.

Sono staccata, disconnessa, inutile.

La verità è che per combattere il lunedì ci vorrebbe solo il mare. O un'altra domenica.

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