domenica 4 ottobre 2015

All'inizio fu il sangue

Misteriose e temibili leggende aleggiano intorno al centro prelievi dell'ospedale capitolino più antico, specializzato, efficiente, centrale e impenetrabile: il Fatebenefratelli. Si narra di file interminabili e attese estenuanti, di gente soffocata dalla massa, inghiottita dal Tevere, diventata ologramma, costretta ad accoppiamenti multipli e simbiotici con la plastica rossa delle sedie della sala d'aspetto. Se volete fare le analisi al Fatebrenefratelli dovete alzarvi presto. Non presto come quando andate a lavorare, neppure presto come quando andate a pisciare il cane prima di andare a lavorare. Presto, piuttosto, come un volo Ryanair o, paragone più calzante, come i vespri mattutini dei monaci benedettini. La nostra sveglia, per intenderci, era puntata alle 4 e 40 del mattino, siamo partiti alle 5 e un quarto, arrivati alle 6. Eravamo terzi, così abbiamo potuto sperimentare il curioso fenomeno della metafila. Una fila per prendere i numerelli per fare un'altra fila. Una diavoleria.

Nonostante la pole position e la priorità concessami della curva glicemica, sono riuscita a consegnare in accettazione il pacco di ricette solo alle 8 meno 10 e per la prima volta non mi sono sentita in imbarazzo, osservata, compatita o fuori luogo visto che la stragrande maggioranza delle coppie era lì per il nostro stesso motivo: combattere l'infertilità.

Se non avete un cuor di leone la pma ve ne fornirà uno in comodato d'uso. Eppure quando ho visto le 10 ampolline vuote che avrebbero, di li a poco, ospitato il mio sangue denso, non ho potuto fare a meno di pensare alla mia pressione ballerina, tendente al collasso, e di chiedere alla suorina portoricana se fossero tutte per me. Sì - ha sorriso lei - e dobiamo far altre tres buchi ogi. Ma andrà todos bien!. Tutti sadici co' le vene dell'altri.

Un bicchierone di sciroppo di glucosio più tardi mi sono resa conto che avrei potuto sfruttare la stessa fila, la stessa priorità e la stessa alzataccia per fare tamponi e pap-test. Del resto l'immobilità tra un prelievo e l'altro, impostami dalla monaca, mi ha dato una buona scusa per giustificare l'armistizio concesso al mio corpo e alle mie finanze. Così dovrò tornare per una seconda trance. All'appello manca anche un ECG e un'ecografia mammaria. Ma ho tempo. Il prossimo appuntamento con Sboccaccio è fissato per il 16 dicembre e le analisi non saranno pronte che tra un mese.

Nel frattempo combatto come meglio posso l'ipocondria. Oltre agli evergreen, la paura del cancro e quella di aver contratto una gravissima malattia infettiva come epatite o HIV, il mio cruccio sono gli anticorpi anti-nucleo e l'insulinoresistenza. La coagulazione no, quella tanto è già una bella merda.

Insomma è tutto sotto controllo. Ora scusatemi, vado a prendere lo Xanax.

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