sabato 19 dicembre 2015

Non dire gatto

Quando le cose vanno esattamente come dovrebbero andare vengo paradossalmente pervasa da un persistente e fastidioso senso di insicurezza, retaggio di chissà quale trauma infantile. Incredula e con la paura che l'ingulèt sia sempre dietro l'angolo resto acquattata, guardinga e sospettosa come il gatto col topo.

C'ho messo tre giorni per accogliere senza remore la soddisfazione derivante dal nostro recente successo lavorativo. Il progetto a cui stavamo lavorando da un paio di mesi si è concluso in bellezza dopo una maratona di 14h, che manco Mentana. E quindi uscimmo a riveder le stelle alle due di notte, in una Roma deserta, addormentata e agghindata a festa. Troppo stanchi, forse, per bearci di questo insolito privilegio, abbiamo camminato per una mezz'ora per raggiungere la macchina del nostro collega, gentilmente prestatosi a fare da tassinaro.

Sono riuscita ad inserire la chiave nella toppa del portone di casa solo alle 3 e mezzo del mattino. Quel genio di mio marito aveva abbassato il chiavistello. Assonnata com'ero ho deciso di bypassare le buone maniere e l'ho chiamato al telefono. E' venuto ad aprirmi con questa faccia qui:



ed io l'ho trovato carino lo stesso. Se questo non è amore l'amore non esiste.

Se sia stato merito mio o merito di Renzi col sui jobs act non è dato sapere, fattostà che stavolta nella mia casella di posta c'è una proposta di lavoro un tantinello diversa sa quella di cui qui.

Tempo indeterminato.

Con le premesse di cui sopra capirete che questa notizia manco c'ho provato ad assimilarla. Me ne sono rimasta qua, acquattata, guardinga e sospettosa come il gatto col topo.

Nessun commento:

Posta un commento