giovedì 4 dicembre 2014

I miei tr... tre... trent antani anni

Mi hanno svegliata alle otto e zerotre intonando al telefono una versione rap di tanti auguri a te, intervallata da qualche risolino stridulo. Io, coi sensi ancora ovattati, prede inermi di un inflessibile Morfeo, sono comunque riuscita ad apprezzare la performance, sbilanciandomi a fine esibizione con un siete fantastici!

Coredezia.

Ebbene sì, ci siamo. Non posso più sbandierare la mia appartenenza agli enti a difesa della mia precaria posizione. Lavorativa, famigliare, mentale. Una condizione di vita, in pratica. Addio vecchie glorie, addio ombretti glitterati, addio monti sorgenti dall'acque... no scusate quella è un'altra storia, una che finisce bene.

Per quanto io sia grata d'esser nata decembrina, così da poter rimandare per un anno intero il consueto passaggio ad un numero sempre più importante, mi rendo conto che, alla fine, pure gli ultimi arrivano. Triste realtà. Pure se, ora che ci penso, questo potrebbe essere quasi un augurio, nel mio caso. I tipi svegli sanno di cosa parlo.

In ogni caso laggente sta tentando di farmela prendere bene. Per esempio l'USI ieri s'è presentato col regalo migliore di sempre, questo:



Ora mi ricordo perché l'ho sposato.

Mi sono messa a saltellare sul letto come una ragazzina che incontra Justin Timberlake (sempre che vada ancora di moda tra le teen, non saprei) appena ho aperto la scatola.

Più di tutto mi piace il messaggio: non dimenticare chi sei. Una Princess resta una Princess anche quando è attraversata da una profondissima crisi esistenziale. 

Le mie Sister progettano una torta a sorpresa, perché non si sono rassegnate all'idea che io non voglia festeggiare.

Vedete, il problema dei trenta (cazzo, l'ho scritto!) sono i bilanci. Bilanci che, non so perché, non si fanno ai 23, 27, 29. E questo, manco a dirlo, è il periodo in assoluto peggiore per i miei bilanci. Quindi faccio finta che i 30 non esistano, che siano solo un numero.

Il mio ex collega bologneshe mi ha scritto non farti prendere dall'ansia, questa è l'età della consapevolezza.

Minchia, è proprio questo il dramma. Si viveva così bene nell'ignoranza.

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