giovedì 16 aprile 2015

La tigre che c'è in te

In questo lavoro bisogna tirar fuori le unghie o un po' di sana gnuranza paesana. Dote che, a quanto pare, il mio precedessore marsicano possedeva a iosa, come tutti gli abruzzesi caparbi e spontanei.

Il punto è che sotto la corazza di ironia tagliente si nasconde ancora quella ragazza timidina che ha fatto del sorriso, dell'umiltà, dei per favore, grazie, prego, mi scusi, ci mancherebbe il suo personalissimo lasciapassare per il mondo.

Responsabilità materna, senza dubbio. Mina è infatti convinta che si catturino molte più mosche col miele che con l'aceto. E' anche vero, però, che Mina è vissuta in un periodo storico dove la cortesia non veniva interpretata come segno di debolezza. Almeno credo.

Da queste parti, invece, pare proprio che la disponibilità venga associata alla sudditanza.

Capirete che una testa coronata questo non se lo può permettere.

Collega Enne, che ha una storia personale tormentata, mi ha confessato che proprio il suo trascorso le ha dato la carica per dire e fare tutto quello che desiderava, filtrando gli insulti, certo, ma non permettendo a nessuno di scavalcarla o trarre profitto dalla sua professionalità e disponibilità.

Ho deciso che proverò a seguire il suo esempio, un passo alla volta.

Meno sorrisi, più vaffanculi per tutti.

Nessun commento:

Posta un commento