Quando vivi, tuo malgrado, nel tormentato mondo del più becero precariato, capita che un giorno sei in panciolle a girarti i pollici ed inventare mostri per fare in modo che la tua giornata di trentenne iperattiva sia
degna di questo ruolo, il giorno dopo torni ad essere
l'indaffaratissima tipa in giacca nera e tacco 12, sommersa da
scartoffie digitali che torna a casa tardissimo ed elemosina una easy dinner da scaldare al microonde ad una madre che, d'improvviso, ritrova la sua funzione genitoriale primitiva, cioè sfamarti.
Ebbene sì, ho finalmente trovato un altro lavoro. Abbastanza soddisfacente e retribuito il giusto. Dove per giusto intendo giusto nell'ottica di Renzi e del suo livellamento dei diritti del lavoratore, verso il basso. Quindi una mezza merda ma sempre meglio degnente.
Curioso
come, adesso che poggio di nuovo il culo su una sedia girevole
similpelle che non è quella dello studiolo di casa mia, si siano svejati
tutti. Persino la mia ex azienda che nell'illustrissima persona del
responsabile delle Risorse Umane mi ha esortato, via mail, ad aggiornare
ed inviare il mio curriculum nell'ottica di un potenziale
ricollocamento.
Ovviamente ho taciuto sul nuovo impiego
perché la disoccupazione mi ha insegnato ad essere furba. E soprattutto
che l'onesta non paga.
La totale assenza di tempismo, in sostanza, continua ad essere il leitmotif della mia vita.
Conservo, almeno, la speranza che succeda qualcosa di simile anche sul fronte maternità perduta. Cioè tipo che aspetto il primo figlio per tre anni e poi ne sforno 4 uno dietro l'altro.
Hai visto mai.
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