martedì 15 marzo 2016

Il raziocinio del caso

Nel disperato tentativo di incasellare nelle fitte trame della ragione l'irrazionalità sbeffeggiante del caso, cresciamo con la convizione che tutto accada per un motivo, tutto a suo tempo.

Io non ci ho mai creduto.

Sono profondamente insicura, lo sono da sempre. E questa immensa falla del mio io mi spinge spesso, anche inconsapevolmente, a cercare l'adulazione degli altri. Poco importa se gli altri sono piccoli, stolti, limitati. Importa solo che si sentano sicuri. La sicurezza da loro un vantaggio. Allo stesso tempo, però, sono tremendamente cocciuta. E superba. Così superba da farmi possedere completamente dalle mie convizioni per rendermi conto solo dopo molto tempo, molte sofferenze e una sterminata quantità di prove, che erano totalmente inesatte.

Riflettevo oggi, per esempio, su quanto tempo, ultimamente, mi sia trovata a passare in compagnia dei camici bianchi. Non solo quelli deputati alla mia riproduzione. Ho incontrato oncologi che mi hanno parlato dell'immunoterapia come nuova frontiera nella cura per il cancro, esperti di malattie rare, medici del lavoro.

Lei aveva un viso anonimo che con buona probabilità dimenticherò in fretta. E' stata molto dolce e troppo meticolosa. Ha avuto qualcosa da ridire sulla mia colonna vertebrale, non perfettamente allineata. Ha scritto sul referto che ho una lieve lordosi, che col tempo potrebbe peggiorare e che consiglia il nuoto. Ci ha aggiunto che i miei occhi sono perfetti, giusto un po' stanchi e mi ha raccomandato di passare meno ore al pc. Se non lavorassi sul web, certo, funzionerebbe meglio.

Ho concluso la seconda visita aziendale della mia vita in vergognoso ritardo, con Capetta che mi attendeva ansiosa di finire il suo turno prolungato e scappare da sua figlia.

Se mi fossi ritrovata circondata da altrettanti medici, se avessi dovuto affrontare spauracchi come visite, referti, convegni sul cancro anche solo un anno e mezzo fa, probabilmente oggi sarei rinchiusa in una stanza bianca con le pareti imbottite e la videosorveglianza h24.

Ma tutto, pare, accade per una ragione. Tutto a suo tempo. Ogni cosa insegna e più la lezione è dura più il risultato sarà soprendente.

Io, per esempio, sono stupita di me stessa. Perché l'ipocondria c'è sempre, nascosta sotto uno strato di nuove consapevolezze e di una rinnovata sicurezza, pronta a saltar fuori quando mi fa male un ginocchio, a prendersi gioco della mia intelligenza quando confondo un bernoccolo con un linfonodo, la PMS col disturbo bipolare. Ma non governa più le mie giornate. Finalmente piene, finalmente libere, finalmente MIE. Mie soltanto.

Forse mi sbagliavo, insomma. Forse pure le cadute servono. Così come le attese, gli errori, i fallimenti. Forse non è solo una storiella che amiamo raccontare a noi stessi per coprire le nostre negligenze.

Perchè un anno fa non avrei trovato divertente Sboccaccio che al telefono, dopo che gli avevo chiesto lumi sull'assenza del piano terapeutico propedeutico, a detta di Negnente (il mio medico di base, per i più smemorati), alla prescrizione di un farmaco, mi ha risposto così:

Il piano terapeutico per quel farmaco serve solo nel caso di cancro alla prostata

Per carità dotto', non lo nomini neppure

Che te frega, tu manco ce l'hai la prostata!

4 commenti:

  1. Non te lo prescrivono per il soppressore ?


    Bella che sei ... Mi fai sempre sorridere ...

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    1. Solo progynova Anni', al ventunesimo.
      Sono contenta :)
      Ti penso tanto, forza Uno!

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  2. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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    1. Grazie per la mail, farò sicuramente un salto da te :)
      Sì, effettivamente ci vorrà un po' di tempo :D
      Felice di ritrovarti!

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