giovedì 20 agosto 2015

Il cielo sopra Berlino

E' un rientro lento, senza pretese. Abbiamo sciorinato i nostri diari di viaggio, qualcuno ha avanzato piani non ancora conclusi o affato iniziati. Passeggiamo calmi verso la macchinetta, sorridiamo, ci salutiamo. Un rientro lento ma non indolore. Insonnia, tempo da lupi, bar chiusi, bus rotti. Roma avrebbe potuto impegnarsi di più nel darmi il bentornato.

In compenso ho speso bene i pochi giorni a mia disposizione. Viaggiare mi mancava, il mio sangue gitano ribolliva in un corpo apatico e addormentato.

S'è svegliato qui:

Berlino. Era nei nostri piani da un po', un nome su una cartina guardato ogni tanto e niente più. Abbiamo deciso in fretta, senza pensarci su.

Il suo fascino è la sua storia. Complicata, travagliata, vergognosa a tratti. Io, che sento forte e chiaro il richiamo del vento dell'Est, l'ho apprezzata come non credevo avrei potuto.

Abbiamo dedicato il primo giorno all'East Side. Poco lucidi, a dire il vero. Che quando superi i 30 accusi in mal di testa e nervosismo gli imbarchi alle sei e trentacinque. Quel che rimane del muro, nella parte che costeggia la Sprea, è stato dipinto da vari artisti che coi loro graffiti hanno inneggato alla tolleranza, alla libertà, all'uguaglianza.


Questa è la famosa riproduzione di una foto che ritrae Erich Honecker e Leonid Breznev, i due responsabili, di fatto, della costruzione del muro e del conseguente clima di guerra e oppressione nella Germania dell'Est, durante il classico saluto alla russa. La frase scritta in cirillico significa Signore! Aiutami a sopravvivere a questo amore letale.


Il Chekpoint Charlie sa di posticcio, poco autentico. Sarà per le guardie che chiedono di essere pagate per una foto ricordo. Il museo a due piani è invece costoso ma molto interssante, riporta numerose storie intorno alla costruzione del muro, alle strategie, talvolta molto ingengose, di fuga e alle vittime purtroppo piuttosto numerose. I reperti, veri o presunti, del muro in vendita nei negozi di souvenir sono, francamente, solo ridicoli.


Il Bundestag è un testimone privilegiato, vittima persino, della storia di questa città. Costruito alla fine dell'800 fu incendiato nel 1933 e poi mai utilizzato dutante i 12 anni del Terzo Reich. Ulteriormente danneggiato durante la Seconda Guerra Mondiale divenne l'obiettivo principale dell'Armata Rossa durante l'assedio della città, nel 1945. Quasi completamente distrutto fu restaurato negli anni '50 ma restò inutilizzato nella Germania Ovest, con capitale a Bonn. Dopo la caduta del muro fu sede della cerimonia ufficiale che celebrò la riunificazione della Germania ma solo nel 1999, dopo ulteriori lavori, vi furono trasferiti i seggi del parlamento.


Tramite prenotazione on-line è possibile visitare gratuitamente la cupola di vetro. Noi abbiamo scelto l'ora del tramonto e abbiamo goduto di una spettacolare vista sulla città ma già solo i giochi di luci e ombre varrebbero il caldo asfissiante da serra estiva senza condizionatore.


Alexander Platz conserva il fascino dell'architettura sovietica ma non ha rinunciato alla tentazione del capitalismo. Grandi marchi e catene internazionali stridono col futurismo grossolano della Torre della televisione e dell'Orologio del tempo nel mondo. Un contrasto suggestivo per questa piazza, vanto del progresso tecnologico della DDR e tutt'ora importante centro commerciale e nodo di scambio ferroviario.


Anche il Duomo cedette sotto le ferite inflitte dai bombardamenti, fu ricostruito nel dopoguerra e riaperto al pubblico, con la sua cupola color Tiffany, solo nel 1993. L'illuminazione notturna ne valorizza i contrasti. Lo stile barocco fuso al neoclassico e i colori cupi che ricordano il gotico. Un'accozzaglia di stili e epoche ben riuscita e pregna di fascino.


Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario. Berlino è stata vittima. Berlino è stata carnefice. Il segno dell'eccidio ebraico è una cicatrice profonda che attraversa questa città controversa, da molti definita una città di morte che però, in quache modo, risorge dalle ceneri senza dimenticare il suo passato. Facendoci i conti.

Il memoriale della Shoa, inauguarato nel 2005, è ormai una tappa obbligata per i visitatori e include un museo, gratuito e dettagliato, sulla storia dell'olocausto che intreccia la macrostoria alle vicende personali con documenti, scritti, testimonianze. Nella stanza dei nomi vengono citati i nomi e le brevi biografie delle vittime conosciute del genocidio. Per citarle tutte occorrono oltre sei anni. 

Il campo di stele è stato edificato nell'area dove sorgevano il palazzo e le proprietà di Goebbles. Sono quasi tremila, hanno tutte la stessa larghezza ma altezze differenti e sorgono su una superficie ottagonale totalmente percorribile dal visitatore. Un sistema apparentemente ordinato che provoca solitudine, disorientamento, claustrofobia, perdita del contatto con la realtà. Una metafora calzante del regime.


La S1 che parte dal centro porta a Orianenburg, una piccola cittadina a 35km da Berlino conosciuta per essere stata sede del primo campo di concentramento. Sachsenhausen è stato concepito dai nazisti per rappresentare, anche architettonicamente, la perfezione, l'ordine, la disciplina. E' un immenso trinagolo equilatero sul cui lato principale sorge il quartier generale delle SS.


Le baracche erano disposte a raggera, a partire dalla piazza dell'appello, di forma semicircolare. Abbiamo camminato in rispettoso silenzio, visitato gli alloggi e il complesso museale. Immergersi in questa relatà è difficile e doveroso.



Conoscere è doloroso. Ma necessario.


Il volo di ritorno c'ha regalato una vista su nuvole di panna montata e una valigia arrivata in perfetto orario, nonostante lo scalo.

Berlino scava un po' nella tua anima, cambia un po' le tue prospettive. E' un viaggio introspettivo a due ore di volo da Roma.

2 commenti:

  1. Carissima... sono stata a Berlino a ottobre 2014... l'ho adorata! se mi dicessero di partire per un qualsivoglia motivo per Berlino... starei già facendo la valigia!
    Non credevo mi avrebbe rapito il cuore così tanto...
    Un abbraccio
    K

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Devo ammettere che anche io non mi aspettavo fosse così bella. Che poi "bella" non è manco il termine esatto, più che altro ti entra dentro, che poi è quello che una città, un viaggio dovrebbe fare. Ho un bellissimo ricordo. Uno dei miei viaggi preferiti!

      Elimina