venerdì 7 agosto 2015

Socializzazioni indotte

Sto passando le ultime due ore lavorative prima del piccolo stop che mi consentirà, appena, di respirare esercitando alla meno peggio la sublime arte del cazzeggio applicato.

Riempio i minuti, nel tentativo di non renderli vani, con letture, lezioni d'inglese e Kinder Bueno. Manco mi sentirei troppo una bad girl se non fosse il terzo in tre giorni. Sarà che la solitudine non aiuta e in questo periodo pre-svacco con ferie alternate, frutto di incastri complicati, battaglie e compromessi, ci si ritrova spesso a parlare con le pareti gialline. L'unica compagnia è il ronzio urticante del piccì. E il Kinder Bueno, ve l'avevo già detto.

Il silenzio forzato è uguale e contrario all'esplosione di vitalità che mi coglie non appena varco, soddisfatta e leggera, la porta di legno di quest'ufficio. A farne le spese sono, in primis, i commessi ai quali, al momento della consegna del badge e del passaggio al metal detector, racconterei, così, su due piedi, tutta la mia vita. Problemi d'infertilità compresi.Trovo persino degne di attenzione le conversazioni sui bus, mi interesso ai problemi dellaggente, sorrido, ciarlo.

Tutt'altra storia rispetto alla me feriale e precaffè. Quella che se le chiedi un'informazione sbuffa, gesticola e, se proprio deve, ti grazia d'una risposta mozzata e monosillabica.

Ne sa qualcosa quel certo Adriano che voleva, suppongo, rimorchiarmi alla fermata del bus. Si è arreso alla terza domanda alzando bandiera bianca con un non ci rivedermo mai più, suppongo. Supponi bene, Adriano. Fatte 'na vita, Adriano. Lontano da me.

Il Principe George, collega dall'humor inglese e dai modi assai lord, sta giovando, da due giorni, di quest'inversione di tendenza. Ci incontriamo sul bus, quasi sempre. E mentre lui mi parla di musica, viaggi, lavoro, interessi e cibo io annuisco mostrando indifferenza con la capa fissa sullo schermo dello smartphone e il pensiero d'essermi persa la canzone più bella di Max Gazzè. Ieri, invece, gli ho raccontato della mia passione per l'Est, di NewYork e Londra, di Bach e Delacroix. Soprattutto, ieri gli ho fatto notare che senza Esta non sarebbe andato, coi suoi fratelli pazzi e viveur, negli Stati Uniti. Qualche volta la mia socialità, oltre che irritante, sa essere anche utile. Dovrei provarla più spesso.

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