lunedì 6 luglio 2015

Asincronia

Sono reduce da un matrimonio.
Anzi no.
Sono reduce da un sequestro di persona.
Anzi no.
Sono reduce da dodici ore di sauna senza possibilità di refrigerio.
In tacco 12.

L'amica Effe s'è sposata col suo compagno metà pisano metà argentino.

Nella solita villa alle porte di Roma (nella parte più concava dell'east zone e col 100% di umidità) abbiamo passato troppe ore con troppo cibo e troppo vino. E troppo caldo. Repetitia iuvant. 

Grazie a questi inviti a raffica (secondo matrimonio dopo una comunione, un battesimo e altri due inviti a nozze all'orizzonte) ho capito che mi piace il Prosecco e anche che due mezzi calici mi fiaccano le gambe, confonodono i pensieri e rendono, a detta delle Sisters, pure più simpatica.

Ho chiuso con l'astemismo e con gli shottini zuccherosi da adolescente. Da oggi solo calici di bianco frizzante ghiacciato.

Il turno di mattina di lunedì non ha giovato la mia ripresa. Quantomeno, però, i miei piedi sono rientrati agilmente nel sandalo stringato color sabbia che ho deciso di indossare perché va bene il luogo istituzionale ma co' sta caligola manco a Alcatraz impognono la scarpa chiusa. Alla Sister G., invece, non ha detto altrettanto bene. La mia galleria fotografica pullula di foto dei suoi piedi modello zampogna corredate da didascalie offensive del pudore e della fede e di qualche disperato appello tipo: aiutateme.

A rendere la mia sopravvivenza una sfida all'ultimo sangue ci pensa anche il trasporto pubblico romano. Un (dis)servizio che, non pago dei malfunzionamenti che ogni giorno impone ai cittadini, ha consapevolmente deciso di abbassare ulteriormente i suoi standard scatendando risse, malcontenti, guerre intestine tra pendolari, svenimenti e forse pure qualche deununcia alle Nazioni Unite per violazione della Convenzione di Ginevra.

Pare sia in corso una sorta di sciopero bianco contro la dirigenza che, immagino, impatterà moltissimo sul CEO dell'Atac che viaggia in Porche.

Da spettatore partecipante seppur nonvolente, mi chiedo quale filo di arianna colleghi le due facce di queste controverse espressioni di umanità. Cosa c'entrino le ville di matrimoni sfarzosi, la frivolezza di lanterne preconfezionate, la processione di fuochi d'artificio e le fontane luminose accese da camerieri pagati in nero con il degrado della Capitale, le cagate fuori dalla stazione Termini, il puzzo dei vagoni di metro strapiene e sudicie.

Lo sfarzo ostinato e lo sfacelo d'una nazione che nazione, forse, non ci si è sentita mai.

Siamo fuori sincrono e non ce ne rendiamo conto.

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